II marmo - si crede e si dice da tutti e da sempre - é materia nobilissima, cattivante, viva, dotata di risorse e ricca di sorprese straordinarie.
Nessuna grande civiltà occidentale lo ha ignorato, anche se le sue fortune sono state alterne e mutevoli. Nella nostra stessa epoca, il suo non sempre é stato un grande destino. Ma l'odierna cultura architettonica lo ha reso partecipe di tanti nuovi significati, riscattandolo con l'autenticità della forma. Parallelamente pochi illuminati operatori col concorso e la collaborazione dei designers esperti e disponibili alla ricerca, lo hanno recuperato sul piano della produzione di  oggetti, al punto che oggi si può veramente distinguere un cospicuo numero di modi di alta qualificazione progettuale.
Maurizio Casigliani ha creduto per tempo nella giustezza di un'operazione senza dubbio invitante, ma che esigeva, per essere compiuta con correttezza, qualche preliminare chiarimento ideologico, e poi definizione di propositi, e rigore di metodologia produttiva. Il suo incontro con Lella e Massimo Vignelli verso la fine degli anni settanta gli consente di aprire un discorso che prosegue fino ad oggi.
Nasce il tavolo Metafora 1 che anticipa e già contiene alcuni caratteri costanti nella produzione di Casigliani. I Vignelli hanno compiuto una scelta cruciale: quella di lavorare sulle forme primarie, impiegando il marmo per costruire i supporti del tavolo, che sono un cubo, una sfera, un cilindro e una piramide. Il gesto progettuale, come si vede, é molto semplice e potrebbe sembrare perfino riduttivo: queste forme non le hanno certo inventate i due autori. Ma il contesto, invece, è inedito, perché l'ideazione ha tenuto conto di una serie di fattori e di effetti che ad essa conseguono. Intanto il ricorso a quelle forme, che sono patrimonio ancestrale della memoria di tutti, assicura un esteso e facile consenso, nonché, condizione che Casigliani ritiene irrinunciabile, una certa immunità ai pericoli della rapida obsolescenza. Se é vero che il marmo é materia durevole per antonomasia, sembra opportuno esaltare questa sua proprietà con soluzioni non troppo precarie sul piano del gusto, poi presto incompatibili nel consumarsi rapido di ogni parvenza e identità. Non si può essere fuori del tempo, ma nel tempo si può stare in tanti modi. Quella di Casigliani é dunque una scelta cosciente, che ha una sua logica stringente e precisa.
I quattro solidi che fanno da supporto al tavolo non avrebbero senso né ragione, se il piano non fosse trasparente. Il cristallo, di congruo spessore, anch'esso materiale nobile e prezioso, risponde magnificamente allo scopo. I solidi, in vista, sono come pezzi d'un gioco spiritoso e bizzarro, nonostante l'ascendenza euclidea. Possono essere realizzati con un'unica qualità di marmo, ma anche con qualità diverse, variamente combinate e combinabili.
Ma Metafora 1 é solo un tavolo capostipite, sia pure di valore assai emblematico. Oggi, dopo dieci anni , non ci s'accorge della sua età, proprio com'era nei voti e nei propositi di Casigliani. Si è andati però molto avanti, ma con coerenza e senza contraddizioni.
Presa nel suo complesso, e cioè considerandone la fisionomia generale, ovvero lo spirito che la informa al di là della peculiarità stilistica dei molti modelli, la produzione di Casigliani rivela che l'attenzione alla materia-marmo è una costante davvero decisiva. Tutti i progettisti, da Vignelli a Stoppino, da Lazzotti a Tesconi contribuiscono a chiarire anche un altro punto della filosofia di Casigliani, che diventa un tema stabile della comune poetica. Si torna a considerare ancora il tipo di marmo impiegato, perché ogni marmo può essere esaltato da trattamenti particolari, lavorandone le superfici al fine di ottenerne textures differenziate, opache, semilucide, specchianti. II passato di Casigliani costituisce ormai una tradizione ben identificabile nella storia delle forme che da oltre un ventennio per il marmo sono state create come espressione della nostra più autentica cultura.
Ma da questo passato fatto non solo di risultati, ma d'esperienze compiute e maturate "sul campo", ci si muove oggi verso un futuro aperto a nuove ricerche e tipologie. Senza disattendere i fondamenti di cui si diceva, Casigliani sta incentivando la propria attività anche mediante il contributo di nuove energie progettuali e creative. Si stanno vagliando idee e proposte; si compiono verifiche sperimentali e comparate; si controlla la proprietà delle soluzioni sul piano tecnologico e formale; ci s'interroga sui significati delle immagini e sulla loro fisionomia. Un lavoro a più voci e a più mani, che intende garantire la giustezza delle scelte finali, raggiungibile solo attraverso l'apporto delle competenze disciplinari idealmente e operativamente impegnate nel processo produttivo.
PIER CARLO SANTINI